Milano e La Scala (1778-1920). Nascita dell’industria lirica
Questo mio lavoro ha come punto qualificante l’aver potuto attingere a numerose e preziose fonti d’archivio, pubbliche e private, alcune assolutamente inedite e rese accessibili solo di recente, qui presentate e discusse per la prima volta. Il volume nasce come approfondimento della ricerca sulla storia dei palchi della Scala, realizzata in collaborazione tra il Teatro alla Scala, il Conservatorio e la Biblioteca Braidense e confluita nel database online sul sito della Biblioteca Braidense, ma muta in corso d’opera il percorso e la meta, divenendo un’indagine che abbraccia vari aspetti della vita musicale milanese, in particolare come il Teatro alla Scala sia considerato nel corso dell’ Ottocento il più famoso del mondo, e Milano il centro di quel sistema produttivo che gli anglosassoni chiamano Opera industry (industria lirica).
Sono diversi i fattori che contribuiscono a realizzare questo risultato: a Milano vivono e compongono per la Scala i più grandi compositori del melodramma post-rossiniano da Bellini a Puccini; alla Scala si esibiscono le grandi dive del Belcanto; a Milano opera il più alto numero di agenti e impresari che reclutano intere compagnie di canto, strumentisti coristi, ballerini che esportano lo spettacolo operistico “chiavi in mano” all’altro capo del pianeta; nella città lombarda un piccolo editore musicale, Giovani Ricordi, da artigiano diventa un grande industriale del settore.
Il formarsi del cosiddetto repertorio è quel fenomeno per cui l’opera diventa volta un bene duraturo, sfruttabile economicamente nel tempo. E infatti le opere di repertorio sono alla base della grande fortuna di Ricordi poiché la maggior parte di esse, in particolare quelle dell’impareggiabile Quintetto (Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini), fanno parte del catalogo Ricordi.
In questo studio ci si sofferma anche su qualche aspetto “curioso” della vita teatrale milanese. Emblematico è il caso del gioco d’azzardo. Sotto il regno di Maria Teresa e quindi di Napoleone I, il Ridotto del teatro diventa una sorta di sala da gioco (casinò)***, con delle precise regole definite dagli Editti o Avvisi dell’autorità preposta al controllo degli stessi (il Governatore austriaco o il Direttore dei Ridotti napoleonico).
***La prima casa da gioco al mondo (casinò) fu aperta a Venezia nel 1638 presso il ridotto del Teatro San Moisè. La Serenissima vietò il gioco d’azzardo nel 1774.
“Col nome di ridotti o casini si intendevano quelle piccole case o stanze nelle quali i veneziani si ritrovavano per praticare il gioco d’azzardo”.